Gianfranco Mammi
Rimasugli del tempo
Proprio di fronte alla casa di Pulsanti c’è una quercia che ha
centocinquant’anni o forse più e si è sviluppata moltissimo ma in modo
disordinato, con i rami che vanno da tutte le parti; alcuni, grossi come
tronchi, anche attorno al tetto della casa.
Pulsanti sale sulla pianta con una specie di gru e taglia i rami più storti con
la motosega, ma siccome sono quasi tutti stortissimi di rami ne rimangono
solo due; in pochi giorni la pianta cosa fa, non può far altro che morire.
Questa sarebbe già una bella parabola, ma c’è dell’altro: Pulsanti, volendo
mettere una fontana policroma al posto della quercia, pensa di abbattere
l’albero e di estrarne le radici dalla terra. Mentre toglie le radici arriva allo
strato medievale del terreno, che è molto ricco di terrecotte spaccate,
specialmente brocche e bicchieri. A quei tempi anche i bicchieri erano di
terracotta.
Quando comincia a scavare il pozzo per alimentare la fontana Pulsanti arriva
allo strato romano, e lì non trova che spille d’argento, daghe, manufatti
d’ambra sagomati a fagiolo e qualche mosaico malridotto. Mette tutta quella
roba in cantina assieme ai cocci di terracotta e continua a scavare,
raggiungendo lo strato etrusco del terreno. Tutto quello strato è ricoperto dai
frammenti di un sepolcro, con l’etrusco e la sua sposa che ancora sorridono
dai loro volti di pietra mezza sbriciolata.
Esasperato, Pulsanti ributta tutto quanto dentro allo scavo, livella il terreno
e al posto della fontana mette una vecchia statua di Lenin che pur essendo di
bronzo non costa quasi niente.