Salvatore Sofia
Revolver

Il treno è partito. Il vento porta via odore di polvere da sparo, un pizzicore al
naso se ne va. M può sentire gli angeli analfabeti chiamarlo per nome e
cognome. Il suo cognome che dai tempi delle superiori non sentiva più.
Cancellato, asportato, dimenticato.
M ha appena sparato a un treno che stava partendo. Un rimbombo che nello
sferragliare s’è perso un po’, ma che ha fatto sussultare tutta la stazione.
Non te ne andrai!

Il cappello rosso del capostazione è caduto, un tocco impercettibile al
binario 3, caduto di mano: stoc. A terra. 20 corpi che si strisciano al suolo
temendo il peggio. Un bambino lecca la sua palla di gelato gusto crema e si
sporca un po’ il naso.
M come ti è venuto in mente di far così vento?! Cosa ti è passato per la testa
quando sei andato alla stazione con la pistola? Quale pistola? Dove l’hai presa

Sbatte la porta dell’ex sala d’attesa di 1 a classe, una suora è appena uscita in
strada, ignara, ha solo sentito una specie di battito tra il fischi del treno e lo
sferragliare di carri merci al binario.

Ho bisogno d’aiuto!

La polvere s’alza come un velo funebre.

 

Tu tun­ tu tun
Tu tun­ tu tun

 

Una scia di sangue sottilissima come un filo d’arianna scorre indietro via dal
treno. Coi pensieri vaghi dei passeggeri.

Ho bisogno d’aiuto!
Puzzo di frizione bruciata si spande con volute di cristallo.

Ho bisogno di scappare.
Ho bisogno.

Il treno non si ferma.
Si fermerà fra qualche chilometro che intanto slitta veloce. Qualcuno tirerà il
freno di emergenza.

Ho bisogno di andare a pulire la pistola. Cotton fioc...svitol, passare un
panno con un ferro da maglia.

M resta come una statua al binario 3 di questa stazione. Potreste incontrarlo
anche voi.

Ho bisogno di dormire un quarto d’ora.

Ha fame, sete, sonno, voglia di fuggire, necessità.
Un uomo sul treno è morto, lui lo sa. Non ne ha la certezza dei fatti, nessuno
gliel’ha detto. Ma lo sa. L’ha capito dal giro che il vento ha fatto intorno al
rimbombo del suo sparo, tra lo sbuffo di fumo che la pistola ha prodotto.

Come posso fare?

All’uscita di una galleria il treno si fermerà, in aperta campagna, in una gola
tra montagne di roccia grigia ­ Un passeggero avrà tirato un freno
d’emergenza. Poi ripartirà verso la prossima stazione.Un morto, M sulla coscienza non ce lo dovresti avere. E adesso pesa, sporca,
graffia. La tua coscienza di pan di spagna, che assorbe le lacrime come il
sangue.

Ho bisogno di una sedia, almeno una sedia.

M si sbottona la camicia e pensa a come “non far più morire quella persona
sul treno”: fuori dalle sue possibilità.

Se saluti una partenza con un colpo di pistola, mira in aria, mira dove non c’è
nessuno, mira verso il cielo. Mira.
Non basta tirar su l’arma e premere. Il grilletto s’inceppa una frazione, la
mano si muove un millimetro, il corpo perde quel millesimo...e poi il
rinculo, la resistenza dell’aria, l’intralcio di oggetti esterni non considerati, e il
proiettile prende una traiettoria sua che tu non potrai più controllare.

Non ce la faccio più.
Non ce la faccio più.

Due colpi, due scatti di grilletto fanno due volte girare il tamburo. A vuoto.
C’era un unico proiettile.
E’ un colpo al cuore questo restare in vita mentre due agenti della Polfer
imboccano il sottopassaggio per venirlo a bloccare.


precedente
successivo