Caterina Fantoni
Metaracconto
«Mi rifiuto!»
«Ti rifiuti?»
«Sì, mi rifiuto!»
«Ma non fare la bambina di due anni! È ridicolo! Lo fanno tutte le persone
civili...»
«Be’ io mi rifiuto, è stupido.»
«Guarda: ti dimostro che è un attimo, fai prestissimo...»
«No, basta, te l’ho già detto!»
«Ma se tutti la pensano come te non serve a niente! Cosa ti costa? Lo sciacqui
un attimo e lo metti nel bidone della plastica, altrimenti ammuffisce e puzza,
la prof dice che...»
«Senti, io adesso ho da fare, e anche tu hai un tema da scrivere, mi pare,
quindi fine della discussione!»
Marta torna in camera sua, braccia a penzoloni, si siede alla scrivania e
riprende in mano la penna stilografica...
“No, non funziona”, pensa Remo scuotendo la testa.
È una notte d’inverno, fredda e umida, e tra poche ore Remo dovrà prepararsi
per andare a lavorare. Catturato da una nuova euforia (non è mai stato
competitivo, nemmeno ai tornei di pingpong dell’oratorio o alle partite di
pallavolo del liceo), questa volta intende vincere il concorso promosso dalla
sua azienda. Continua a rileggere il volantino, come se tra le parole, tra gli
spazi, cercasse un indizio, l’idea geniale che lo guidasse nella scrittura:
Concorso letterario Meta: Nonsolorifiuti. Inviare i manoscritti entro il 28
febbraio 1997 a...
“Rifiuti... Potrebbe essere una metafora...”, ragiona Remo, “non devo per
forza scrivere dell’importanza ecologica del riciclaggio, potrei scrivere un
pezzo su altri tipi di rifiuti... Rifiuti della società? Pattume culturale?
Immondizia etica? Sprechi economici?”. Alza lo sguardo dal volantino,
esamina il proprio riflesso giallognolo che spicca sullo sfondo nero della
finestra e riflette: “No, sono temi troppo seri e impegnativi, no, non ne sarei
all’altezza.” Sposta gli occhi sul fermacarte, una sfinge di ottone, la prende in
mano, la osserva come se la vedesse per la prima volta, si perde, divaga
cercando di ricordare a quale occasione risalga e da chi provenga quel dono.
“Potrei scrivere dell’importanza relativa degli oggetti... Dell’attaccamento alle
cose... Ciò che può essere fondamentale per qualcuno è certamente
immondizia per un altro... Potrei raccontare di quella vecchietta che
conservava tutto, persino i cartoni del latte... No, profanerei il suo tesoro...”
Un fremito, un mezzo sorriso, Remo riprende la penna:
Kurt e Bruno appoggiano i pesanti zaini sulle cappelliere e prendono posto
uno di fronte all’altro. Prima di sedersi Kurt tira fuori il suo taccuino dalla
tasca, lo apre e lo porge a Bruno: «Scusa Bruno, una domanda, io dubito su
una cosa di quelle parole con prefisso ri. Tu leggi la mia lista? »
«Sì: richiamare, rimirare, riprendere, ritornare, rivedere... Cosa non ti è
chiaro?»
«Sì, io non capisco se qvesti verbi con prefisso ri esprimono iterazione, io
non capisco se ribellare, rifiutare, ricamare, ricattare è una eccezzzione. Per
esempio ri fiutare: tu capisci che è fiutare di nuovo?»
«Kurt, delle volte non ti capisco...»
«Io intendo...»
«Ho capito cosa mi stai chiedendo, ma non capisco che ragione hai di
analizzare tutte le sfumature di significato e la struttura morfologica di tutte le
tue benedette liste di parole. Sai già l’italiano alla perfezione, a cosa ti serve?»
«Sono convinto che se in ottobre voglio superare qvesto esame per PHD devo
avere tutto chiarissimo, ciascun aspetto lingvistico, o vuoi che perdo boarsa di
istudio e divento spazzino?!?»
“No...”, pensa Remo sospirando, “meglio il tema ecologico...”, riafferra il
foglio accantonato e continua a scrivere:
Marta torna in camera sua, braccia a penzoloni, si siede alla scrivania e
riprende in mano la penna stilografica:
Tema: Se una notte d’inverno un netturbino
È una notte d’inverno, fredda e umida, e tra poche ore...”
“Bah... Patetici virtuosismi!”, pensa Remo alzandosi di scatto, “È già tardi!”,
afferra il volantino, lo accartoccia e lo getta nel cestino dei rifiuti.