Gianfranco Mammi
H#1

Negli ultimi anni la parola “treni” a me fa venire in mente più che altro la
parola “frecce”; già da un po’ di tempo, infatti, sento dire sempre più spesso
frasi del tipo “Ho preso il Frecciarossa” oppure “Ho preso il Frecciargento” al
posto di frasi meno guerresche o sportive, come per esempio “Ho il preso il
treno Milano­Roma”. Questo fatto dà un poco da pensare, se uno ha tempo
per pensare: in primo luogo, il termine “freccia” sarebbe più adeguato a
descrivere il moto di un aeroplano piuttosto che quello di un veicolo
composto in tutto e per tutto da materiale rotabile. Ma a parte questo
dettaglio di carattere più che altro semantico, c’è un altro aspetto da
considerare: una volta i treni andavano molto più veloci delle frecce, e per un
tempo maggiore.
In effetti, una volta, “Freccia” era un nome che si dava spesso a un gatto,
per esempio, a significare che quel determinato esemplare era molto più
veloce del gatto standard, almeno nelle impressioni (o nelle aspettative) del
suo padrone; e in effetti, a occhio e croce, si può concedere che una freccia
standard, una volta scoccata, risulta più veloce di un gatto standard, una volta
che si sia messo in moto. Non solo al momento dello scocco, ma anche a
livello di velocità di crociera una freccia (purché sia ben fatta e congegnata) si
rivela superiore a qualsiasi gatto. Ammetto di non avere a disposizione studi
che riportino misurazioni di carattere scientifico, ma suppongo che anche i
detrattori della mia tesi ne siano privi, e li invito serenamente e senza alcun
intento polemico a esibire le loro prove, se ne hanno.
Quindi, nel caso del gatto ­ sia addomesticato che selvatico (nulla infatti
vieta di dare un nome a un gatto che non appartiene a noi ma alla natura) ­ la
metafora ci può stare.
Nel caso del treno, invece, la metafora fa acqua da tutte le parti.
Se si voleva veicolare l’idea che quel determinato treno è più veloce dei treni
normali, bisognava chiamarlo, per esempio, “Aereorosso” o “Razzoverde”;
rimane pur sempre lo scalino semantico tra il moto aereo e il moto su rotaia,
ma in ogni caso l’operazione avrebbe funzionato, dal momento che un
aeromobile raggiunge velocità che il treno se le sogna; tant’è vero che i treni
non volano, almeno per adesso.


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