Alessandro Della Santunione
La casa del signore di fronte


Quando  guardo  dritto  fuori  dalla  finestra  sembra  che  non  succeda 
niente, perché c’è un muro. Quindi spesso non succede niente, sempre 
che non si vogliano considerare i muri come un avvenimento.
Se invece guardo storto, verso il basso, ogni tanto capita di vedere della 
gente che si avvicina. Ogni tanto, come quei due adesso che parlottano 
tra  loro,  stai  sicuro  che  son  diretti  alla  casa  del  signore  qua  di  fronte, 
quella del muro.
Il  signore  della  casa  di  fronte  deve  essere  veramente  un  signore  visto 
che  è  l’unico  del  quartiere  ad  avere  il  maggiordomo,  un  uomo  sui 
sessantacinque,  sempre  vestito  di  scuro,  sempre  a  trafficare  con  la 
gente.  Come  quei  due  che  di  sicuro  adesso  vanno  a  fargli  visita. 
Importante  deve  essere  importante,  che  di  gente  a  trovarlo  ne  va 
parecchia  e  a  me  la  cosa  dà  fastidio.  Non  che  sia  invidioso  ma  mi 
disturba  molto  il  campanello,  per  via  che  è  un  tantino 
sovradimensionato e io penso che va bene che sei vecchio e sordo ma 
non  è  che  per  questo  devi  rompere  i  maroni  a  tutti.  Comunque  si 
tollera,  che  di  sera  da  una  certa  ora  in  poi  non  va  nessuno  e  spesso 
lascia la porta aperta di giorno, quindi non gli ho mai detto niente, non 
mi lamento, come vicini c’è di peggio.
La casa di questo signore, col fatto che ci sono spesso le porte aperte, 
l’ho  vista  anche  dentro:  siamo  sul  classico  come  gusti,  roba  fina,  a 
riprova che sarà un signore da almeno sette generazioni.
Ci sono dei quadri alle pareti, molti quadri di famiglia di quelli tipo sai il 
bis bis di qualcosa? La dolce e veneranda madre, tutti un po’ sofferenti 
come si addice a chi sa cose che noi non sappiamo, da generazioni.
E poi delle statue, un po’ kitsch a dire il vero e molte candele, che fan 
nobiltà ma anche un po’ Ikea.
L’ingresso è strano, sarà che gli fan visita in molti ma io un ingresso così 
largo e lungo non l’avevo mai visto. Che a dire il vero farsi ricevere non 
deve essere mica così facile, ho visto come funziona. Anche adesso quei 
due,  capace  che  van  dentro,  si  siedono  e  poi  parlano  sottovoce  col 
maggiordomo, lui li ascolta, annuisce, dice qualcosa e poi li fa tornare, 
sicuro. Tornate domenica gli dice, sicuro. Infatti la domenica è pieno di 
gente ed è lì che secondo me li testa. Li mette alla prova per vedere se 
qualcuno poi un giorno o l’altro lo ricevono per davvero: li fa cantare, 
poi gli racconta delle storie, anche episodi della vita del signore e vede 
se qualcuno ride o peggio si addormenta, allora li fa alzare tutti in piedi 
poi dice: “no tutti seduti, tutti di nuovo in piedi, cantate”, poi si stanca, 
non è soddisfatto e li manda tutti via, gli dà un contentino qualcosa da 
mangiare, tornate domenica prossima gli dice, andate andate. Mi sa che 
li vuole tenere impegnati. Mi sa che tutte quelle robe gliele fa fare per 
distrazione perché quella è casa sua, casa del maggiordomo e non vuole 
che si sappia in giro.
Secondo me continuano a chiamarla la casa del signore ma il signore è 
un po’ che non ci abita più, infatti una volta sono anche entrato e non 
c’era  niente  oltre  l’ingresso,  ecco  vedi  che  è  come  pensavo,  son  lì  che 
parlano col maggiordomo adesso e sorridono, veh come è contento di 
vederli, c’ha sto modo di fare che sembran tutti figli suoi, che falso, non 
è  neanche  sposato!  Torno  a  guardare  il  muro.  Un  po’  più  su,  oltre  la 
torre del campanello (che esagerazione) c’è il cielo.


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