Luca Bulgarelli
Spazio vitale


Da  troppo  tempo  stava  rinviando.  La  sua  decisione  avrebbe  provocato 
dolore e generato violenza ma, ormai, non si poteva più attendere: tra 
poco il cibo sarebbe stato così scarso che avrebbero cominciato a morire 
di  fame.  In  un  inutile  e  confuso  attimo  di  indecisione  rivide  lei  e  la 
sorella  che  correvano  tra  le  sale  del  grande  palazzo,  le  balie, 
preoccupate, seguivano le loro evoluzioni, timorose che, prese da tanta 
esuberanza,  potessero  ferirsi.  Era  il  tempo  del  loro  matrimonio,  il 
giorno  più  importante  di  tutta  la  loro  vita,  tra  poco  le  loro  esistenze 
sarebbero  diventate  autonome  e  avrebbero  potuto  avventurarsi  nel 
mondo, i loro pensieri, le loro lungimiranti visioni si sarebbero insinuati 
tra  ogni  filo  d’erba  e  avrebbero  percorso  il  velo  untuoso  di  tutte  le 
pozzanghere  del  giardino  per  progettare  un  radioso,  regale  futuro. 
Avevano appreso dai maestri a seguire l’armonia e sicuramente le loro 
vite  sarebbero  state  lunghe  e  felici.  Si  sarebbero  sacrificate,  avrebbero 
lavorato  duramente  giorno  dopo  giorno,  avrebbero  vissuto  con 
modestia  e  parsimonia  prosperando  nell’ombra,  senza  infastidire 
nessuno.  Sì,  questo  era  il  destino,  a  questo  si  erano  preparate  ma.... 
qualcosa  era  andato  storto.  All’uscita  del  palazzo  aveva  visto  le  nuvole 
che oscuravano il cielo, aveva sentito la brezza montare trasformandosi 
in  un  vento  fastidioso  ma  l’emozione  era  così  grande  che  non  ci  fece 
caso, si pentiva ora della sua superficialità: forse se avesse tenuto conto 
di  queste  variabili  ...se  ...  Ormai  era  tardi,  cercò  di  concentrarsi  per 
gestire  al  meglio  il  gravoso  compito  che  l’attendeva.  Era  sempre  stata 
più  decisa  e  sveglia  della  sorella  e  doveva  muoversi  per  prima,  niente 
sentimentalismi, niente dubbi, niente rimorsi. La velocità dell’azione, in 
questi  casi,  può  fare  la  differenza  e  la  sorpresa  essere  la  strategia 
vincente.  Nonostante  tutto  non  si  sentiva  tranquilla,  bastava  un 
piccolissimo imprevisto per fare fallire il suo piano e condannare lei e 
tutta  la  sua  nuova  famiglia  ad  una  morte  orribile  e  vergognosa.  Un 
doloroso  fastidio,  oltretutto,  la  opprimeva,  levarsi  contro  la  sorella, 
sapendo che non potevano esserci mezze misure e che per sopravvivere 
avrebbe dovuto ucciderla, la incupiva, così che, anche la speranza di un 
trionfo si sviliva, perdendosi in un abisso di rassegnato dolore. 
Il  giorno  era  iniziato  con  una  pioggia  sottile,  ma  poi  il  vento  aveva 
disperso  le  nubi,  il  cielo  si  era  schiarito  e  il  sole  stava  splendendo 
radioso, come presagio di una gloria certa ed ineluttabile, solo allora si 
sentì  pronta,  si  liberò  di  ogni  residuo  di  dubbio,  la  sua  mente  si  fece 
fredda e lucida, concentrandosi su un solo obiettivo che era quello di 
vincere una guerra.
Richiamò  nei  ricoveri  tutte  le  unità  produttrici,  ne  avvertì  la 
preoccupazione,  ne  sentì  il  senso  di  impotenza  che  le  minacciava  e 
cercò  con  il  suo  cuore  di  grande  madre  di  infondere  loro  forza  e 
speranza,  conosceva  una  ad  una  tutte  le  sue  innumerevoli  figlie  e  le 
amava come se stessa. Attivò i combattenti che emersero dai cunicoli più 
lontani,  che  arrivarono  correndo  da  tutti  i  confini.  Era  la  loro  prima 
guerra,  erano  inesperti  e  lei  sapeva  che  presto  molte  di  queste  altre 
figlie sarebbero morte. Nonostante le fosse capitato innumerevoli volte 
di  vivere  questo  dolore  non  si  era  ancora  abituata.  Ogni  volta  che 
qualcuna  se  ne  andava  la  sua  sensibilità  diminuiva,  la  sua 
consapevolezza rimpiccioliva, la sua mente si ritirava e la chiarezza del 
suo pensiero vacillava. Ordinò alla schiera di muoversi senza indugio: la 
guerra era iniziata.
Posizionò i guerrieri più forti su di un fianco della linea di battaglia, così 
quando  la  massa  dei  combattenti  entrò  in  contatto  con  il  nemico, 
cominciò a ruotare su se stessa generando un’orrida spirale di violenza 
e  di  disperazione.  Furono  infiniti  minuti  di  dolore,  avvertiva 
distintamente  la  morte  di  ogni  sua  figlia,  vedeva  quel  mondo  oscuro 
dove  l’orrore  si  scatenava,  vedeva  arti  strappati,  vedeva  i  mutilati 
rantolare  e  crollare  a  terra,  vedeva  i  combattenti  scivolare  sulla  terra 
lorda di sangue, e se da una parte il suo cuore era stretto in una morsa 
di  costernazione  infinita,  dall’altra  lo  schiudersi  dell’orizzonte  della 
vittoria la esaltava. 
Infine, stremato, il nemico cedette. I guerrieri sciamarono tra le sale e i 
corridoi uccidendo chiunque si parava loro davanti. Li sentì giungere al 
cospetto della sorella che rassegnata attendeva ormai il suo ineluttabile 
destino. Avvertiva la coscienza di lei che lentamente svaniva lasciandola 
sola, ripensò così a quel giorno lontano delle loro nozze, a come quel 
vento  le  aveva  confuse  e  complice  la  loro  inesperienza  le  aveva  fatte 
atterrare  troppo  vicine;  tutti  potevano  vederlo  che  in  uno  spazio  così 
angusto due case non potevano prosperare, tutti potevano capirlo che 
in  un  giardino  così  misero  c’era  a  malapena  posto  per  un  solo 
formicaio. 


precedente
successivo