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Gianfranco Mammi
Il primo giro del mondo

La  signorina  Manuela  era  una  ragazza  di  buona  famiglia,  anzi 
buonissima – un ambiente ricco un po’ cattolico da parte di madre e 
un poco socialista, ma di tipo molto benestante, da parte di padre; di 
conseguenza, quando in casa si parlava di guerre o di armi, era solo per 
condannarle  e  aborrirle  secondo  gli  insegnamenti  dei  capi  di  queste 
ideologie e i princìpi della buona educazione. Però sin da piccolina la 
Manuela  era  rimasta  affascinata  da  un  vecchio  film  di  007  (Missione 
Goldfinger,  1964),  in  cui  compariva  un  cappello  dotato  di  una  lama 
interna che lanciato con la giusta grazia era capace di decapitare anche 
le  statue  classiche  in  puro  marmo  di  Carrara;  era  una  specie  di 
bombetta nera che il terribile Oddjob – l’implacabile tirapiedi asiatico 
di  Goldfinger  –  portava  sempre  in  testa,  salvo  quando  Goldfinger  gli 
ordinava di decapitare qualcuno o qualcosa. Lei, a dieci o undici anni, 
quando  aveva  visto  il  film  in  tivù  con  i  genitori,  aveva  provato  a 
chiedere  che  per  il  suo  compleanno  le  regalassero  qualche  cosa  di 
simile, promettendo naturalmente che non l’avrebbe mai usato contro 
un  essere  vivente,  nemmeno  contro  una  zanzara,  ma  non  c’è  stato 
niente  da  fare.  I  suoi  se  la  sono  cavata,  tra  l’altro,  insistendo  nel  dire 
che  un  attrezzo  del  genere  non  esisteva,  era  pura  finzione 
cinematografica,  punto  e  basta.  Per  un  paio  d’anni  questa  passione  è 
rimasta  come  dormiente,  ma  quando  un  altro  canale  ha  trasmesso  di 
nuovo  Missione  Goldfinger  la  passione  è  ritornata  a  galla  come  un 
diavoletto di Cartesio. La ragazzina è andata a controllare in rete, e in 
effetti adesso c’era chi vendeva aggeggi di quel tipo; stavolta i genitori 
hanno  dovuto  dirle  che,  trattandosi  di  un’arma  vera  e  propria, 
bisognava avere il porto d’armi, sennò s’infrangeva la legge e si poteva 
anche andare a finire in prigione.
Gli  anni  passano  in  fretta  e  la  maggiore  età  arriva  come  un  razzo,  la 
signorina Manuela ogni tanto ripensa a quel cappello ma ormai ci tiene 
troppo alla moda e sa benissimo che non lo indosserebbe mai neanche 
morta,  nemmeno  a  una  festa  di  carnevale;  però  ogni  tanto,  per 
distrarsi,  va  a  visitare  il  sito  che  vende  quella  roba.  Trovando  solo 
modelli  per  uomo,  le  sembra  una  bella  idea  consigliare  al  produttore 
statunitense di pensare anche a un modello per l’altra metà del cielo, 
tipo  un  basco  alla  parigina,  per  esempio;  tra  l’altro,  la  linea  sarebbe 
molto più aerodinamica di quella della bombetta o del borsalino. Nel 
giro di due giorni il produttore le risponde che la proposta è geniale, 
che sta già pensando anche a una linea di baschi maschili – molto più 
economici e performanti delle bombette, nonché adatti a una clientela 
che  vesta  in  modo  meno  formale.  Per  ringraziarla  della  cortesia  le 
regala  un  buono  acquisto  del  valore  di  cinquanta  dollari,  valido  per 
ogni prodotto dell’azienda, a titolo di rinforzo positivo; però l’avverte 
che non tutti gli articoli risultano di libera vendita in Italia, mentre non 
hanno  alcuna  restrizione  negli  Stati  Uniti.  In  attesa  che  entrino  in 
produzione  i  baschi  alla  parigina,  cosa  che  potrebbe  richiedere 
parecchi mesi se non anni, la Manuela compera alcune bombolette di 
spray  al  peperoncino  e  una  scatola  di  sigari  che  una  volta  accesi 
producono  cortine  fumogene  istantanee,  molto  utili  in  caso  di 
imminente fucilazione. Le bombolette urticanti le regala a dei cuginetti 
che  vanno  alle  elementari  e  alle  medie,  così  possono  difendersi  dal 
bullismo  dei  compagni,  mentre  i  sigari  li  passa  a  suo  fratello  che 
frequenta le superiori in una scuola privata e con quel che paga di retta 
può fumare e anche far uso di cortine fumogene sia in classe che nelle 
pertinenze  del  collegio.  Nel  frattempo  scopre  che  il  produttore  di 
aggeggi  strani  ha  un  profilo  facebook  personale,  pieno  di  foto  e  di 
video  dove  compare  come  un  giovanotto  prestante,  vestito  in  modo 
casual  ma  al  contempo  assai  distinto;  gli  chiede  l’amicizia  per 
ringraziarlo del rinforzo positivo e fargli sapere che cosa ha comperato 
con  quei  cinquanta  dollari,  ma  anche  perché  assomiglia  abbastanza  a 
Hemingway da giovane. Questo qui tra l’altro è anche un tipo spiritoso, 
che viaggia molto sia per diletto che per affari – così quando gli capita 
di  passare  per  l’Italia  le  chiede  se  può  andare  a  trovarla.  Già  da 
parecchi  mesi  chattavano  varie  volte  alla  settimana,  e  la  signorina 
Manuela si era abbastanza innamorata di questo forestiero affascinante 
che rispondeva a qualsiasi ora del giorno e della notte. “Ma non dorme 
mai?” si chiedeva infatti la signorina – e la fascinazione aumentava. Però 
alla fine gli ha detto che era meglio rimandare un incontro di persona; 
dentro di sé aveva un po’ paura di questo americanone che sembrava 
così  in  gamba  e  raffinato,  tanto  da  far  pensare  più  che  altro  a  uno 
svizzero.
Dopo qualche mese hanno cominciato a chiamarsi su skype, e i genitori 
cattosocialisti osservavano con stupore la figliola che passava decine di 
minuti  a  conversare  con  questo  tizio  che  stava  a  metà  strada  rispetto 
all’altra parte del mondo – un trafficante d’armi, a quanto pareva. Anzi, 
ancora peggio – un produttore di armi, sebbene non convenzionali. E 
che  risate  si  facevano  i  due  giovani!  Ma  anche  gli  affari  progredivano 
alla  grande,  perché  la  signorina  Manuela  tirava  sempre  fuori  qualche 
nuova  trovata  –  granate  assordanti  fatte  a  forma  di  cuore  o  di 
cioccolatino,  per  esempio,  oppure  coriandoli  pruriginosi,  eccetera. 
Ogni nuova idea sfociava dopo qualche tempo in un grande successo 
commerciale,  e  a  un  certo  punto  l’americanone  ha  chiesto  alla 
signorina  di  passare  alle  sue  dipendenze.  Non  aveva  ancora  finito 
l’università? Fa niente, lui l’assumeva lo stesso, con uno stipendio che 
in Italia se lo sognava anche a diventare presidente regionale.
Allora  la  signorina  Manuela  dava  l’addio  ai  genitori,  al  fratello  e 
all’università (storia medievale), atterrava a New York e ripartiva quasi 
subito  per  la  Florida.  Qui,  in  una  cittadina  dell’interno  che  aveva 
sempre  il  cielo  un  po’  del  colore  del  formaggio,  cominciava  subito  a 
convivere  con  il  produttore  di  armi  non  convenzionali  perché  si  era 
trovata bene, era come se si conoscessero da sempre.
Se  prima  quell’uomo  era  abbastanza  milionario,  nel  giro  di  due  anni 
era  diventato  tremendamente  ricco  e  si  era  stancato  di  fare 
l’imprenditore  di  successo,  con  tutte  le  noie  e  le  preoccupazioni  che 
comporta quella professione. Allora decidevano insieme di fare il giro 
del  mondo  due  o  tre  volte,  dopo  aver  affidato  l’azienda  a  un 
collaboratore  di  fiducia,  con  lo  scopo  di  visitare  tutti  i  posti  più  belli 
della  terra,  ma  proprio  tutti.  Siccome  lei  non  aveva  mai  visto  un 
indiano  dal  vivo,  nemmeno  un  Sioux  che  sono  tra  i  più  comuni, 
cominciano il primo giro del mondo dalle riserve indiane; qui oltre ai 
riti  ancestrali  apprendono  anche  i  giochi  dell’azzardo  perché  molte 
riserve  ormai  campano  con  i  casinò  che  i  capi  bianchi  gli  hanno 
concesso  di  aprire  a  titolo  di  indennizzo  per  l’ormai  avvenuto 
genocidio a cui non si può più porre rimedio. Questi giochi sono molto 
pericolosi  perché  si  attaccano  alla  psiche  ed  è  estremamente  difficile 
estirparli, quasi impossibile secondo alcuni specialisti. Infatti la coppia 
finisce  per  affittare  una  villa  in  pieno  deserto  del  Nevada,  però 
all’ombra, in una località da cui non è difficile raggiungere Las Vegas. 
Las  Vegas  non  c’entra  con  gli  indiani  ma  con  la  mafia,  infatti  ci  sono 
molti  più  casinò  che  nelle  riserve.  A  Las  Vegas  la  ludopatia  dei  due 
giovani diventa travolgente e quasi tutte le notti vanno in città a buttare 
i  soldi  dalla  finestra,  ma  i  soldi  non  finiscono  mai  e  quindi  si  viene  a 
creare  una  specie  di  limbo  spazio­temporale,  dove  i  due  alla  fin  fine 
non si trovano a disagio. Un paio di notti alla settimana restano in villa 
con  parecchi  ospiti  dell’alta  società  internazionale  e  allora  bevono 
superalcolici  direttamente  dal  collo  della  bottiglia,  fanno  largo  uso  di 
droghe sia naturali che sintetiche e tirano berretti baschi nel buio. Così 
è finito il loro primo giro del mondo, ma loro non se ne sono ancora 
accorti.