Ab Normal
Riscaldamento autonomo
(the magic power of 💘)


Il lucernario

C’è un gran silenzio e il soggiorno è luminoso.
Mi giro verso il Giangi, annuisco buttando fuori il labbro inferiore a mo’ 
di grondaia, come a dire “Però...hai fatto un bell’acchiappo”.
Giangi si apre in un sorriso che è identico a quello di suo padre, adesso 
che  lo  osservo  alla  luce  della  finestrona  alle  mie  spalle.  Giangi  è  uno 
strano mix dei suoi genitori, identico a sua madre dalla fronte al naso, 
identico  a  suo  padre  dal  naso  in  giù.  E,  a  parte  il  maschile  e  il 
femminile, tra i due coniugi c’è una differenza di tratti come tra un gatto 
e un cane (oltretutto con gli stessi effetti sull’armonia familiare).
Per cui guardare il Giangi è come guardare la creatura di un fantasy o lo 
Yin/Yang con le occhiaie e i capelli lunghi. Nell’insieme la cosa però non 
è  male,  e  ammetto  che  il  Giangi  ha  avuto  più  successo  di  me  con  le 
donne. 
Anche  Jasmine,  che  esce  dalla  zona  cucina  e  lo  fissa,  esprime  un  mix 
contrastante: finalmente si avvera il sogno di convivenza con il fidanzato 
(😁),  ma  la  casa  è  un  cesso  (😞)  e  il  Giangi  si  è  impossessato 
dell’immobile  grazie  a  un’abile  operazione  di  scasso  della  serratura 
(😨).  Per  uscire  dal  mix  ingestibile  Jasmine  ritorna  sull’idea  del 
lucernario, con cui è andata in fissa.
“Voglio riempirlo di decorazioni, tipo disegni di animali, capito come?”
“Ma non c’è micca un lucernario Jasmine...”
“No?”
“No”
Al  mix  di  Jasmine  si  aggiunge  lo  stupore  (😲),  assieme  al  dubbio  che 
comunque,  da  qualche  parte,  un  lucernario  prima  o  poi  possa  saltare 
fuori.
Jasmine  e  il  suo  grosso  culo  spariscono  di  nuovo,  in  cerca  del  loro 
personale Santo Graal.
Facciamo il punto tra uomini. Volendo essere ottimisti, l’appartamento 
è  grande,  affaccia  su  Via  Sant’Orsola,  con  le  sue  case  rossicce  e 
l’atmosfera  malinconica,  dove  nessuno  li  conosce.  Volendo  essere 
pessimisti, gli impianti risalgono agli anni del Fascio e i muri sono pieni 
di  macchie  nere  di  muffa.  L’umidità,  nonostante  siamo  solo  all’inizio 
dell’autunno, è una sega che ti entra nelle ossa.
“Beh Giangi, Casa Dolce Casa, no?”
Lui  continua  a  sorridere,  strafatto  della  dipendenza  più  subdola  e 
potente che esista: l’💘. Vorrei in qualche modo svegliarlo, riportarlo a 
quello che io vedo e lui non può, ma mi rendo conto che il Giangi ne ha 
bisogno. E poi sarebbe del tutto inutile.
“Trovato!”  ­ urla Jasmine dalla stanza di fianco ­ “L’ho trovato! Raga, di 
qua!”.
Corriamo  di  là  e,  coperto  da  strati  e  strati  di  sudicio  che  l’avevano 
sepolto,  c’è  un  lucernario  neanche  piccolo  che  la  Jasmine  è  riuscita 
chissà come a socchiudere, svelando il cielo grigiognolo. Uno strano e 
potente simbolo di speranza che mi rende un po’ geloso.
Il Giangi, grande fan di Star Trek, ridendo in modo sguaiato ribattezza 
l’episodio  come  l’“Oscuro  Potere  di  Jasmine,  la  creatrice  di  lucernari”. 
Non la smette di ridere.
Ride anche Jasmine, che mai avevo sentito ridere, e ride come un’anatra. 
E rido anch’io, come mai avevo riso, ora che il Giangi sta per andarsene 
via, e mi sembra di avere un mattoncino di Lego a raschiarmi la gola.
L’ora seguente Jasmine ci illustra il progetto artistico che ha in mente, 
anche con l’ausilio del suo smartphone e di Internet, rompendoci non 
poco i maroni.

Gestazione aliena

Nei  giorni  seguenti  l’Oscuro  Potere  di  Jasmine  (“O.P.J.”)  continua  a 
dispiegarsi  deformando  la  materia.  E’  come  se  Jasmine  avesse  messo 
l’appartamento  nel  suo  utero  di  creatura  aliena,  e  ora  fosse  lì  a  farlo 
crescere secondo i suoi desideri.
“Peeeeeeròòòò!!!” esclamo entrando una settimana dopo, rimanendo a 
bocca aperta.
Le  pareti  sono  tutte  pulite  e  imbiancate  di  colori  pastello,  gli  infissi 
hanno  ripreso  vita  e  il  pavimento  non  ha  più  quel  colore  di  vomito 
cristallizzato.    Il  bagno  ha  i  sanitari  nuovi  e  una  tenda  doccia  con 
fantasia Disney. 
“Jasmine è una macchina...” dice un Giangi che sembra maturato di 20 
anni in un colpo solo. Ha una serenità che non gli ho mai visto, come se 
avesse trovato qualcosa di assolutamente salutare. Una sorta di lucidità.
“Oh, fa tutto lei...l’è un fenòmen” aggiunge. E non stento a crederlo, 
conoscendo  la  proverbiale  pigrizia  lavorativa  del  Giangi,  pari  solo  alla 
mia.
Mi  astengo  dal  chiedere  dove  e  come  abbia  preso  tutto  il  materiale, 
perché  tra  colleghi  non  si  chiede.  Gironzolando  arrivo  nella  stanza  a 
fianco del soggiorno. Anche qui c’è nuova vita.
“Quello lo tengo per ultimo” mi dice Jasmine sull’uscio, indicando per 
aria.  Alzo  gli  occhi  e  vedo  il  lucernario,  completamente  trasparente  e 
pronto ad accogliere gli animalini disegnati a pennello.
“Ah  voglio  proprio  vederlo  quando  l’hai  finito”  dico  io,  forse  con  un 
involontario sarcasmo che fa intristire e scuotere le spalle alla Jasmine. 
Ruota sul culone e torna di là.
Mi accorgo che il mio sentirmi estraneo dentro il loro nido mi fa essere 
un po’ acido tendente allo stronzo, cosa che voglio evitare.
Torno  di  là  per  salutare  velocemente  e  sparire  nel  buio  della  via,  a 
respirare i miei pensieri.
“Raga, io vado...complimenti per la casa 😉”.
Tentano di farmi restare a cena, giusto un kebab preso qui vicino, ma io 
sono un abile serpe e so come dileguarmi con uno sculettio di balle ben 
piazzate.
Saluto  con  una  domanda:  “Come  fai  poi  con  gli  impianti,  Giangi?  Il 
riscaldamento?”
“Ah ho in mente una cosa toga, ‘na roba alternativa, vedrai...” mi ribatte 
guardando il pavimento.
Quando il Giangi non ti guarda, sono cazzi.
Ci rifletto scendendo le scale ma ogni pensiero alla fine evapora con il 
fumo della paglia mentre mi incammino verso Via Ganaceto.


Riscaldamento autonomo

Il video della casa di Giangi che brucia è stato su YouTube per poco a 
causa del culone della Jasmine. Il titolo era infatti “Incendio + culo!!!”. 
Sono riuscito a scaricarlo in modo pirata prima che venisse rimosso.
Deve averlo girato un ragazzino che sperava in qualcosa di meglio. Ora 
che mi trovo a riguardarlo nella mia stanza insieme ai due piccioncini, 
ridiamo anche perché siamo fumati come non mai. Ma la cosa in sé è 
tutt’altro che divertente, in teoria.
Il  video  parte  con  uno  zoom  sul  lucernario,  si  vedono  gli  animaletti 
colorati  dipinti  dalla  Jasmine:  c’è  un  🐘 che  ha  paura  di  un  cosa  più 
piccola, evidentemente un 🐭 (Jasmine da dietro le spalle mi conferma 
che,  sì,  è  un  topo).  Poi  una  🏠  e  la  scritta  “Home  sweet  home”  al 
contrario. “Bella la decorazione” dico, e anche stavolta mi accorgo che 
mi è uscita male. Ma la sua bruttezza è assoluta...
Dopo  un  istante  si  comprende  il  motivo  di  tanto  interesse  per  un 
lucernario.  Sullo  sfondo  della  stanza  compare  la  schiena  nuda  e  il 
culone di quella che è chiaramente Jasmine mentre armeggia davanti a 
un  armadio.  Proprio  nel  momento  di  girarsi  e  mostrare  le  poppone, 
l’area  del  lucernario  è  invasa  da  un  fumo  nero  che  inizia  a  uscire  con 
furia dalla sua apertura. Segue il bagliore delle fiamme e quindi il vetro 
che esplode e per un attimo spazza via il fumo, svelando il corpo nudo 
di Jasmine che scappa dalla stanza. Poi di nuovo il fumo che esce, zoom 
all’indietro che mostra il tetto, imprecazione di qualcuno, e il video si 
interrompe.
Mi volto e vedo il Giangi che stringe a sé la Jasmine. Hanno smesso di 
ridere  e  sembrano  avere  l’aria  sconvolta,  di  chi  realizza  per  la  prima 
volta.  L’impianto  di  riscaldamento  autonomo,  realizzato  con  grandi 
ceste  di  pellet  intriso  nel  GPL,  tipo  streghe  al  rogo  🔥,  non  era  stata 
una  buona  idea.  E  anche  un  Giangi,  sebbene  ottenebrato  dall’💘, 
avrebbe dovuto saperlo.  Ma mi astengo da ogni critica, anche per sano 
e caldino quieto­vivere.
Continuo a fissarli e per un breve istante mi accorgo che i due godono 
già di un proprio impianto di riscaldamento autonomo, che forse io non 
avrò  mai.  Un  riscaldamento  che  potrà  condurli  dove  nella  vita  fa  più 
freddo, senza che ne possano temere. Senza patire il freddo che a volte 
sento io. 
Se non hai quell’impianto non puoi mettere su casa. Ed è per quello che 
io vivo ancora qui e mi girano così tanto i 🌰🌰 ...
Giangi continua a rullare, nessuno lo ferma né vuole fermarlo, la fame 
chimica aiuterà a mangiare i tortelli giganti della nonna, che con le dosi 
va sempre giù pesante: “L’è in tevla, Zemiàn! E smàtla con chi canoun 
lè...” sbraita dalla cucina 👵. 


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