Eleonora Ferrari Tassoni
One shot
Solo il sorriso.
L’unica arma che hai sempre voluto usare, forse limitandoti, contro
questa vita che non ti ha invece risparmiato nulla: ogni giorno più
dura, ogni giorno più in salita, ogni maledetto giorno una novità
negativa.
Hai sorriso ai pazzi che sono entrati nei tuoi giorni: loro armati fino ai
denti di arroganza, insolenza, senso di superiorità, finto amore,
facendoti a pezzi dopo averti costruito intorno effimere fortezze di
amore e affetto, dopo aver impilato sogni, desideri, affinità. Una bomba
sotto e via: tutto all’aria.
Hai sorriso alle malattie, che hanno minato il tuo corpo dal profondo.
Ti hanno strappato carne, pezzi, sangue come nella peggiore delle
guerre. Ti hanno menomato, distrutto, vinto. Ti hanno spezzato ossa
come mazze ferrate pronte a sbattere con la massima forza contro vetri
sottili. Ti hanno stretto i muscoli, li hanno ridotti a fili di marionetta e
tu gli hai sorriso in faccia, sguaiata, rumorosa, colorata. Ti hanno resa
un mucchietto che, però, mai si arrende, dietro quelle labbra che sono
un arco, pronto a lanciare una freccia di accoglienza.
Hai sorriso alla sventura, al fallimento, al buio. Hai arrancato: quante
volte ti sei sentita un cavaliere, senza nemmeno più mulini a vento?
Una lancia acciaccata contro la quotidianità imperterrita. Allora hai
cambiato arma: sorrisi e creatività, gentilezza contro schiaffi.
Hai sorriso a chi ti ha picchiata, alle parole che tagliano come coltelli,
alle offese che marchiano a sangue, alle urla che sono bombe per un
cuore di carta così sottile. Hai sorriso, sempre: rifiutandoti di scendere
al compromesso di violenza contro violenza, di guerra contro guerra.
Sei rimasta sul tuo piedistallo di fiori, natura, energia, mai facile, mai
scontato ma mai sola, arresa, cupa.
Hai combattuto la guerra con la gentilezza: accoglienza esplosiva.
Abbracci armati. Arcobaleni terraaria.
Forse qualche volta hai pianto, magari qualche lacrima velocissima: un
missile di acqua e sale. Ma sono sicura che sia servito solo a ripulire il
sorriso dalle incrostazioni di una vita che non ti ha risparmiato ferite e
proiettili.
E comunque anche stavolta, la guerra, l’hai vinta tu: ferma e immobile
contro il vento, le bombe, il filo spinato.