Violeta Fantoni Nolff
Mazur

Wilhelm Mazur stava cominciando a pensare che prendere un treno da
Varsavia a Zagaje, dove si trovava la casa di famiglia, non fosse stata l’idea
migliore; sopratutto perche Zagaje era sprovvista di una stazione. Non che
avesse alcuna alternativa non possedendo nè una macchina nè una patente.
Erano passati tanti anni dalla sua ultima visita a casa Mazur.
Cercò di ricordarsi il tragitto che aveva fatto tante volte con sua madre
per andare a trovare nonna Tekla. La strada tra i boschi che conduceva davanti
alla porta blu della casa e Tekla che li aspettava sempre davanti all’uscio,
fumando la pipa ereditata da suo marito. La casa era costruita come una
vecchia chiesa, con tanto di finto campanile e cimitero di famiglia annessi.
Wilhem non aveva mai messo piede in nessuno dei due.
Da piccolo aveva visto uno di quei vecchi film dell’orrore sugli zombie e
da allora aveva troppa paura del cimitero per andarci (anche se la nonna un
giorno gli aveva raccontato che le tombe erano tutte vuote e gli aveva detto
come ogni Mazur mai esistito fosse sepolto sotto le assi di legno della
biblioteca).
La torre invece lo aveva sempre affascinato ma la porta di accesso veniva
chiusa ogni anno da sua madre, che la considerava troppo pericolosa per lui.
Whilem non aveva mai capito l’apprensione di sua madre finché non
aveva scoperto la storia di zio Ludwick.
A quanto pareva Ludwick si era convinto di poter volare e per
dimostrarlo era salito sulla torre si era buttato dall’unica finestrella a braccia
aperte e aveva fatto tre volte il giro dell’intera casa per aria. Aveva salutato suo
padre che stava lavorando nel suo studio, dato un bacio a sua madre che stava
in giardino a raccogliere i fiori per il centrotavola del pranzo e infine aveva
fatto mille smorfie passando davanti alla finestra della cameretta della piccola Julia.
Poi, sfinito, si era disteso a terra sull’erba del cortile e non si era mai più
mosso. Quello era quello che gli aveva detto sua nonna quando Wilhem aveva
visto per la prima volta il nome del fratello di sua madre ricamato su uno dei
lenzuoli di riserva che venivano tenuti nella stanza dei bambini. Tre anni
dopo, al funerale di Tekla sua madre gli raccontò una storia molto diversa. A
distanza di tanti anni Wilhem continuava a preferire il racconto di nonna Tekla
sul piccolo Ludwick che sapeva volare a quello di sua madre Julia.
Tre anni dopo la morte di Ludwick nonno Tadeusz fu sepolto nel
cimitero di famiglia. Quando nonna Tekla gli disse che suo marito era stato
ucciso da una tigre Wilhem lo accetto come un fatto, certo che la nonna non
gli avrebbe mai mentito. E infatti il nonno era staro veramente ucciso da una
tigre solo che era un fermacarte di marmo grande più o meno quanto una
mela. Tadeusz l’aveva ricevuto in regalo da un cliente soddisfatto e l’odiò
subito con tutto il cuore, tanto da relegarlo in una mensola altissima, lontano
dagli sguardi di tutti. La tigre se la prese molto per questo trattamento, e per
molti anni tramò la sua vendetta su quella stessa mensola, aspettando il
momento giusto per colpire la sua preda. Fu così che dei quattro Mazur che
vivevano in casa rimasero sole nonna Tekla e la piccola Julia che, una volta
cresciuta se ne andò da Zagaje lasciando alla nonna una casa troppo grande.
Una casa che Tekla non abbandonò mai. Con il passare degli anni sia
Julia che Wilhem videro la casa e la nonna invecchiare insieme. L’estate dei 79
anni di Tekla un deambulatore comparve come per magia vicino alla porta
blu, per gli 87 la signora Rafaela si era già installata nella camera da letto
vicino a quella di Tekla e allo scoccare dei 90 la stanza da letto patronale era
stata riempita di bombolette d’ossigeno, siringhe e pillole. Quella stessa estate
dei novanta fu l’ultima che Wilhem passo a casa Mazur. Tekla se ne andò di
inverno, probabilmente con l’unico rimpianto di non avere avuto una morte
romanzabile come Tadeusz e Ludwick. Julia non volle più ritornare a Zagaje
dopo e Wilhem la capiva, l’estate non sarebbe stata la stessa senza Tekla che
fumava la pipa sull’uscio.
Ora dopo vent’anni Wilhem stava rifacendo il viaggio verso Zagaje,
sarebbe arrivato a casa Mazur e sarebbe entrato nel cimitero per la seconda e
ultima volta nella sua vita, avrebbe deposto le ceneri di sua madre nel piccolo
mausoleo costruito da uno dei loro avi più megalomani e se ne sarebbe
tornato a Varsavia. Probabilmente una volta tornato avrebbe cercato di
vendere la casa per una settimana e poi avrebbe cambiato idea, come aveva
fatto sua madre dopo la morte di Tekla. Avrebbe poi continuato la sua vita,
dimenticandosi di casa Mazur e delle estati trascorse con la nonna aspettando
di vedere se gli sarebbe toccata una morte romanzabile, una tranquilla come
quella di Tekla o se si sarebbe stancato di aspettare e avrebbe scelto lui, come
sua madre.


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